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Com'è nata Carta 9 gennaio

La notte del 9 gennaio 2010 Antonio Piraino scriveva per mettere in rete nelle prime ore del giorno successivo l’appello qui di seguito riportato:

Cerco venti amici per costruire una visione condivisa del futuro della  Sicilia.

Per costruire qualunque cosa bisogna prima vederla, immaginarla!

Per tale consapevolezza un ragionamento sul futuro della Sicilia per essere realmente concreto deve essere assolutamente astratto!

Per questo cerco venti amici che vogliono approfondire la visione che segue a partire dalla preliminare lettura di quattro saggi.

1) La crisi che stiamo vivendo è solo l'inizio di una nuova era destinata a modificare radicalmente il rapporto dell'uomo con la natura ed i rapporti di forza delle grandi civiltà! E' finito il dominio dell'uomo sulla natura e, ad un tempo, è finita la parentesi di dominio dell'uomo "bianco".

2) Per questo nei prossimi anni assisteremo ad una profonda modifica "della geografia dell'offerta produttiva e, ad un tempo, dei modelli di consumo e quindi di vita.

3) Ecco perchè "è venuto il tempo di puntare su una missione nuova per l'Italia nel sistema internazionale della divisione del lavoro. Il capitalismo italiano deve ripartire da qui: una ridefinizione del senso del proprio stare nel mondo. Se non lo farà, il declino sarà inesorabile e secolare (cfr. Carlo De Benedetti-Giuliano Amato).

4) In questa nuova prospettiva il Mezzogiorno/Sicilia ha più risorse strategiche del Nord del Paese, destinato ad essere segnato profondamente dalla crisi dell'industria tradizionale, e quindi più opportunità a condizione che: non si pianga addosso; si liberi delle mafie; vada ad un chiarimento definitivo dei rapporti con il Nord del Paese (per "riscrivere un patto collettivo tra gli italiani" finalizzato ad una "manutenzione straordinaria del modello di sviluppo nazionale" o affrontare molto seriamente la prospettiva di una divisione consensuale del paese - cfr Gianfranco Viesti); acquisisca la consapevolezza che nel mondo delineato bisogna saper fare pochissime cose ma eccellenti ("lo sviluppo squilibrato").

5) In particolare il nuovo modello di sviluppo della Sicilia/Mezzogiorno, e per questa via per il Paese, dovrà essere incentrato su tre semplici parole inglesi: soft,green,slow, nel senso che bisogna avere la forza di smantellare senza inutili perdite di tempo tutto ciò che non risponde a tali caratteristiche per non distruggere risorse finanziarie utili a costruire la nuova economia del Paese.

Per questo la proposta è quella di leggere prima di cominciare a parlare (!!!) i seguenti saggi:

a) “Consumo dunque sono” di Zygmut Bauman per acquisire una radicale consapevolezza che "consumiamo ogni giorno senza pensare, senza accorgerci che il consumo sta consumando noi e la sostanza del nostro desiderio. E' una guerra silenziosa e la stiamo perdendo";

b) “Slow economy”  di Federico Rampini "per rinascere con saggezza" imparando - paradossalmente - dall'Oriente;

c) “Soft economy”  di Antonio Cianciullo e Ermete Realacci per capire che "vivere meglio si può. E conviene. Tradizione e hi-tech, parchi e centri di ricerca, turismo e industria innovativa. Il nuovo...contro il declino;

d) “Mezzogiorno a tradimento” di Gianfranco Viesti per prendere coscienza della "politica che non c'è" e dei rischi che ciò comporta:" restare un paese a metà: non solo diviso al suo interno ma anche dimezzato nella sua capacità di sviluppo" fino a spezzarsi!

L’adesione convinta all’appello  da parte di “tanti amici” creava immediatamente le condizioni per una prima riunione  di cui si riporta integralmente il verbale:

Si è svolto oggi, 22 gennaio, 2010 il primo incontro dei "venti amici" per un primo approfondimento del percorso da seguire per innescare un processo che porti ad un'ampia partecipazione comunitaria al "progetto".

Erano presenti: Antonio Piraino, Giuseppe Barbera, Piero Busetta, Roberto Caggia, Pasquale Hamel, Gigi Zancla, Elio Ippolito, Daniele Settineri, Loris Sanlorenzo, Fausto Torta, Lucia Mauceri, Mario Romeo, Roberto Zampardi, Giuseppe Lalicata, Mario Marrone, Ferdinando Gattuccio.

Nell'ambito di una sostanziale condivisione dello "schema" di lavoro alla base dell'iniziativa, sono stati avviati i primi scambi dei rispettivi punti di vista su temi complessi quali il rapporto "tra visione e azione"; "tra progetto di cambiamento e responsabilità personale"; " tra condizione politica della Città e leadership auspicabili".

Parallelamente sono state prese una "serie" di "decisioni semplici". E precisamente:

a) la definizione del nome : "Carta 9 gennaio 2010" per richiamare l'aspirazione a una visione di lungo periodo e per ricordare il giorno del primo contatto in rete. Il gruppo avrà come amministratori tutte le persone che hanno già aderito all'iniziativa, a condizione che confermino la disponibilità entro le prossime 48 ore, e tutti coloro che manifesteranno di voler essere coinvolti fino ad un massimo di 50. Ed è ovviamente aperto a tutti.

b) l'avvio su fb di una serie di "gruppi" funzionali alla messa in connessione dei grandi attori del cambiamento. In questa fase iniziale. b1) "Studio fuori la Sicilia perchè ho scommesso sul mio futuro" per indagare le ragioni della fuga verso le università non sicilane: disastro delle nostre università o moda provinciale? b2) "lavoro fuori la Sicilia ma sogno di tornare" per dare voce al disagio di tutti quelli che sono fuori per bisogno; b3)" lavoro fuori la Sicilia ma sono pronto a rientrare per dare un contributo alla mia terra" per capire se ci sono professionalità di livello medio-alto che sarebbero disposti a rientrare nel quadro di un grande progetto di riscatto della Sicilia.

c)l'avvio sempre su fb di una serie di gruppi che inneschino un dibattito/controllo/denuncia dal basso su alcune grandi tematiche. c1) Tutto il bene ed il male della nostra sanità" per saper cosa succede effettivamente ogni giorno nei nostri ospedali; c2) "Non vogliamo pubblicità abusiva" per evidenziare e documentare quotidianamente lo scempio dell'immagine della Città spesso perpetrato da quelli che dicono di voler cambiare! c3) "No alla monnezza" per documentare, sempre dal basso e quotidianamente, le condizioni della Città, c4) "le piccole cose che non costano niente ma creano valore" per richiamare le centomila piccole cose che l'enorme personale del comune potrebbe "aggiustare! solo lavorando!

d) l'organizzazione dei primi incontri di dibattito pubblico sulle grandi questioni connesse alla globalizzazione e ai rapporti Nord-Sud. In particolare si intendono invitare in rapida successione: Ruffolo, Viesti, Rampini, Bauman, Realacci.

e) incontri di studio (max 20 persone) sui singoli grandi temi per costruire assieme i primi pezzi di documenti.

Tutti coloro che vogliono partecipare alla elaborazione comunitaria possono mettere in rete sulla pagine del gruppo "Carta 9 gennaio 2010” i loro lavori.

Nei mesi successivi mentre crescevano giornalmente le adesioni a “Carta 9 gennaio”,
il grafico Danilo Li Muli ideava una serie di loghi fra i quali scegliere con un processo partecipato quello definitivo, che alla fine veniva individuato in un 9 stilizzato con i colori della Sicilia.
Anche il logo approvato nella seduta del 28/06/2010 contribuiva alla crescita di Carta 9 gennaio che  superava le mille adesioni. 

Successivamente Carta 9 gennaio si poneva l’obiettivo di passare dal virtuale al reale organizzando le prime iniziative pubbliche coerenti all’appello iniziale.

Il giorno 20/04/2010 Carta 9 gennaio  organizzava, presso l’Istituto di Storia Patria,  con il professore Gianni Silvestrini la presentazione del suo libro “la green economy” alla quale partecipavano Giorgio Cappello, Francesco Greco, Francesco Ferrante, Gianfranco Rizzo, Tullio Pagano e interveniva Antonio Piraino con la riflessione che segue: Carta 09 gennaio dal virtuale al reale:

Ma perché green economy, perché stasera qui

1) La tesi di Fondo su cui nasce Carta 09 gennaio: la recente crisi globale  e le tensioni crescenti tra le due grandi aree del Paese sono  l’effetto – solo l’effetto- di “qualcosa” di più profondo  e radicale che sta  avvenendo nei rapporti geopolitici in conseguenza dell’irrompere  - oramai irreversibilmente- di nuovi, potenti, protagonisti globali: la Cina, l’India, ma anche il Brasile.

2) Per la prima volta nella storia  3 miliardi di essere umani “garantiti” da grandi potenze “nucleari” stanno notificando a 700/900 milioni di “bianchi” che non è più possibile che il 15% della popolazione consumi l’80/85% delle risorse, comprese quelle ambientali.
Per dirla con Rampini che è finita la parentesi dell’”uomo bianco”.

3) Questo scenario apparentemente  apocalittico è la più straordinaria opportunità per ogni Paese/Area, anche occidentale , ed in specie di quelli/e a sviluppo intermedio, per costruire una economia più umana e più pacifica , ma a 2 condizioni:

4) Che  si sviluppi una critica radicale agli attuali modelli di consumo;

5)  Che si acquisisca la consapevolezza  che bisogna guardare alle nuove produzioni coerenti con una profonda modifica della attuale geografia dell’offerta produttiva a partire da quella più tradizionale sempre più di dominio delle nuove potenze.

Scrive Bauman: “ consumiamo ogni giorno senza pensare, senza accorgerci che il consumo sta consumando noi e la sostanza del nostro desiderio. E’ una  guerra  rischiosa e la stiamo perdendo.

Scrivono Amato-De Benedetti.” È venuto il tempo di puntare su una missione nuova per l’Italia nel sistema internazionale della divisione del lavoro. Il capitalismo italiano deve ripartire da qui: dalla ridefinizione del senso del proprio stare nel mondo. Se non lo farà, il declino sarà inesorabile e secolare”.

6) Se così è, se così sarà, bisogna modificare i paradigmi  degli attuali modelli di sviluppo per passare – in una battuta- da schemi incentrati su uno sviluppo equilibrato e lineare (saper fare/produrre un po’ di tutto discretamente) a nuovi schemi incentrati su uno sviluppo squilibrato e settoriale (fare/produrre pochissime cose per il mondo globalizzato ma in modo eccellente).

7) Detto in altri termini che il Paese, ma specialmente la Sicilia, devono puntare su 3/5  “cose” che girino attorno alle quattro parole guida del programma di Carta 09 gennaio: green, soft, slow, sweet. Cioè all’agricoltura di qualità, al turismo integrato, alle fonti rinnovabili, alla medicina specializzata in uno con i servizi alla persona.

8) Ecco perché è nata  Carta 09 gennaio. Ecco perché questa sera siamo qui a manifestare la nostra gratitudine a Gianni per il contributo che con il suo libro da al lavoro intrapreso dagli amici di  Carta 09 .

9) E allora io vorrei, cari amici, che ognuno  di voi sentisse il mio “urlo” anche se non alzerò la voce in questa stupenda sala così suggestiva.

10) Si il mio urlo: Il mondo sta cambiano, oltre la nostra stessa immaginazione, il mondo ci chiede di cambiare. E’ tempo di rispondere,

 Il 12 luglio alla Tonnara Bordonaro  Carta  9 gennaio organizzava il convegno “la Palermo che sogniamo” con interventi di Giuseppe Barbera, Fausto Provenzano, Giusi Torregrossa, Loris Sanlorenzo e Gianni Silvestrini,  per continuare il 21/10/2010, al Centro Educativo Ignaziano, con la presentazione del libro di Laura Boldrini “Tutti indietro” e il convegno “La mia Africa “ con la partecipazione di Michele Masellis, Giovanni Tumbiolo, Antonino Salerno, Pietro Di Marco, p.Vincenzo Sorce, Francesco Beneduce s.j.

Parallelamente si approfondiva la riflessione  su una migliore definizione della visione di Carta 9 gennaio, le modalità di comunicazione, l’identità della stessa e gli obiettivi programmatici perseguiti.

In tale prospettiva Anna Brighina veniva incaricata di costruire il portale di Carta 9 gennaio finalizzato a creare le condizioni per fare di Palermo la metafora del mondo; in altri termini per costruire un programma per il radicale cambiamento di Palermo a partire da una acquisizione profonda delle modifiche radicali innescate dalla crisi globale e dai rapporti Nord/Sud.  

Il portale nel quale ti trovi è l’Agorà virtuale  dove  incontrarci per costruire da qualunque parte del mondo  una nuova sensibilità sul destino comune degli uomini e della natura. Ma è anche l’Agorà reale  di una comunità di uomini e donne di un luogo concreto e reale – Palermo - che hanno deciso di spendersi direttamente e concretamente in una azione diurna per cambiare la città nella quale vivono attraverso un ruolo attivo nei processi politici, economici  e sociali a partire da una rivoluzione culturale fondata su una reinterpretazione del bene comune alla luce della globalizzazione.

Per mettere assieme questo pensiero complesso e globale, ma ad un tempo semplice e concreto, gli amministratori di Carta 9 gennaio hanno avviato la costruzione di un Programma Per Palermo condiviso, che partendo da una visione globale punti a definire azioni  specifiche e definite utilizzando il modello di Jak Attalì (cfr liberare la crescita) che altro non è che il modello di programmazione strategica richiesto dalla Comunità Europea.

E’ questo l’albero di Carta 9 gennaio che puoi trovare cliccando sull’apposito link, definito anche così per ricordare un altro albero di Palermo, diventato il simbolo della speranza di chi ha continuato a sperare dopo il 23 maggio del 1992.    

 

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