Carta 9 gennaio è, vuole essere, una comunità di uomini e donne, ad un tempo virtuale, perché globale, e reale, in quanto già radicata in un luogo definito, come la Sicilia / Palermo, che a partire dalla consapevolezza vissuta che, “non c’è destino personale fuori da un destino comune”, intendono partecipare alla elaborazione di una visione fondata sulla prospettiva di riportare la cultura occidentale produttivistico/consumistica, che tanti prezzi ha fatto pagare al resto dell’umanità, all’ambiente e agli stessi uomini e donne europei, schiacciati dalla loro crescente solitudine, ad una cultura della relazione e della sobrietà, per costruire un mondo geo-politicamente più equilibrato, una società globale socialmente più equa e solidale e, ad un tempo, garantire la conservazione dell’ambiente-natura.
Su questa tematica Jeremy Rifkin nel suo recente “La civiltà dell’empatia” scrive: " Per secoli, filosofi, scienziati, psicologi ed economisti hanno contribuito a diffondere l'idea che l'essere umano sia per natura aggressivo e utilitaristico, teso principalmente al soddisfacimento egoistico dei propri bisogni e al guadagno materiale.
La storia, quindi, non sarebbe altro che una lotta senza quartiere tra individui isolati, solo occasionalmente uniti da ragioni di mera utilità e profitto. Ma negli ultimi decenni alcune sensazionale scoperte nel campo della biologia e delle neuroscienze hanno messo in dubbio questa tesi e hanno dimostrato, al contrario, che uomini e donne manifestano fin dalla più tenera età relazionarsi con gli altri in maniera empatica, percependone i sentimenti, in particolare la sofferenza, come se fossero i propri. Alla luce di questo nuovo approccio, Jeremy Rifkin propone una radicale rilettura del corso degli eventi umani. Se nel mondo agricolo la coscienza era governata dalla fede e in quello industriale dalla ragione, con la globalizzazione e la transizione all'era dell'informazione, si fonderà sull'empatia, ovvero sulla capacità di immedesimarsi nello stato d'animo o nella situazione di un'altra persona.
Tale risultato è stato però ottenuto a caro prezzo: per crescere e prosperare, società via via più complesse e sofisticate hanno richiesto sempre maggiori quantità di energia e risorse naturali, imponendo un pesante tributo all'ambiente sotto forma di un notevole aumento dell'entropia. Un'incessante spoliazione che rischia, adesso, di compromettere definitivamente la salute della terra e di pregiudicare la sopravvivenza stessa della specie umana. Ma per Rifkin non tutto è perduto. Mentre le società depredavano i beni della natura, si è fatta silenziosamente strada una nuova "coscienza biosferica" che ha la forza di renderci davvero solidali con il pianeta che abitiamo, portandoci a ridefinire il corso dello sviluppo economico e i nostri stili di vita nella direzione di una maggiore sostenibilità ambientale.
Sta a ognuno di noi far si che questa nuova "civiltà dell'empatia" veda la luce prima che sia troppo tardi. Senza negare la fede, anzi, e senza negare la ragione, anzi, è certo che dobbiamo riportare le relazioni al centro della vita modificando radicalmente gli stili di vita e quindi di consumo per vivere tutti, fino nel più sperduto villaggio africano, e meglio.
Ecco perché Carta 9 gennaio non è assimilabile nè ad un’ iniziativa culturale, nè ad una iniziativa politica (pre-politica, politica in senso stretto, post-politica che dir si voglia) nè sociale, ma ad una visione di un futuro radicalmente diverso senza il quale il mondo rischia le guerre geo-politiche, le società il dissolvimento umano e la natura il collasso antropico.
Per tale ragione Carta 9 gennaio è, ad un tempo esperienza culturale, politica, economica e sociale, che vuole ispirare e guidare l’azione politica, la sensibilità sociale e le scelte economiche individuali di tutti coloro che colgono la mutazione genetica in atto dell’agenda della storia; un’esperienza che, in quanto tale, non teorizza il cambiamento del mondo, ma vuole cambiare se stessi nelle concrete scelte di riposizionamento personale per contribuire a che il mondo cambi.
In altri termini una comunità di uomini e donne che non declami la nascita delle foreste ma ogni giorno pianti un albero. Carta 9 gennaio ambisce, pertanto, ad innovare profondamente l’agire dei cittadini a Palermo come in Sicilia, come in qualunque parte del globo ponendosi come attore in grado di realizzare reti relazionali a partire dalle quali elaborare una visione di futuro per la comunità di un dato territorio da tradurre in progettazione strategica trasformabile in programma politico.
Il risultato del lavoro di Carta 9 gennaio è patrimonio comune di coloro che liberamente lo adottano per sé, per i gruppi (partiti, movimenti, associazioni, etc…) di cui fanno parte, per le imprese e le Amministrazioni Pubbliche.