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Mission 1 - La New Economy

Se il pomidoro di Pachino, bene deperibile, subisce in Sicilia la concorrenza del pomodoro di Pechino; se la più minuscola delle drogherie del “Capo” va in crisi per la concorrenza della drogheria a gestione “tamil”; se l’ingegnere rumeno viene a fare il cameriere in Sicilia; se non c’è famiglia siciliana abbiente che non abbia domestica straniera e figlio che studi fuori; se tutto ciò è vero non possono sussistere dubbi sul fatto che la Sicilia è tutta intera dentro il processo di globalizzazione con tutti i rischi, ma anche le opportunità, che tale dinamica – destinata a segnare la storia del XXI secolo- comporta.

Il futuro della Sicilia si gioca, pertanto, sulla capacità di capire che la globalizzazione, se da un lato distruggerà quel poco di economia “pesante” che abbiamo costruito in 50 anni di generiche politiche industrialiste, dall'altro sta creando enormi opportunità per la costruzione di un nuovo sistema economico regionale fondato su un'economia  fatta di qualità e microchips: green (agroalimentare, energie rinnovabili, ambiente); soft (artigianato di nicchia, moda, ricerca, finanza, industrie del virtuale, telematica e telefonia);

sweet ( salute, tempo libero, turismo culturale); blu (piscicoltura, pesca, turismo da diporto e collegamenti marittimi) slow (nuove modalità di mobilità e di convivenza).

E’ con questa consapevolezza che bisogna porsi l’obiettivo, come mai più fatto negli ultimi due secoli, di capire cosa la Sicilia ha da offrire al mondo globalizzato e soprattutto come offrire ciò che ha per non rischiare di essere solamente e definitivamente un mercato di consumo destinato ad impoverirsi sempre di più.

Il mondo globalizzato chiede, muove risorse e si muove spinto da una ricerca fisiologica e talvolta parossistica di qualità della vita, come risposta all’esigenza innata di felicità. In altri termini in un mondo in cui una componente rilevante ha soddisfatto i bisogni primari relativi all’alimentazione, abbigliamento, abitazione, tempo libero, mobilità, questi stessi bisogni sono declinati in termini nuovi; e cioè in termini di benessere fisico e mentale. La vera sostanza della contemporaneità è il passaggio dai bisogni ai desideri, dalla vita concreta alla sua forma più sofisticata.

La radicalità di questa rivoluzione crea, paradossalmente, un vantaggio competitivo alle “economie di mezzo”, cioè a quelle economie che, da un lato, non hanno conseguito un pieno sviluppo “industrialista” e, dall’altro, sono pienamente moderne in termini di modelli di vita e di consumo, nonchè di aspettative esistenziali, come appunto la Spagna, la Grecia, il Mezzogiorno d’Italia, l’Irlanda.

Minori sono infatti – in queste realtà - i costi economici, sociali e culturali che si dovranno sostenere per le riconversioni che i “mondi nascenti” (la Cina, l’India, il Brasile, la Russia) imporranno alla vecchia Europa e agli Stati Uniti, mentre adeguati sono i modelli cognitivi necessari per cogliere e guidare il processo di organizzazione della nuova offerta che la crescente domanda incentrata sulla qualità della vita sollecita.

In questo mondo globalizzato l’eccellenza non sarà più un obiettivo strategico ma la condizione della sopravvivenza e la ricerca dell’eccellenza determinerà inevitabilmente una esasperazione delle logiche della specializzazione produttiva, che sarà il nuovo paradigma competitivo perché, come mai in passato, sarà possibile, in un mondo dove la domanda è globale, costruire circoli virtuosi a partire da economie “squilibrate” rispetto al paradigma dello “sviluppo lineare”: agricoltura, industria, servizi, quaternario.

In altri termini anche territori estesi se non interi Paesi potranno realizzare un pieno, diffuso e soddisfacente nuovo benessere puntando su un numero limitatissimo di specializzazioni capaci di attrarre “la domanda globale”.

Con questa consapevolezza bisogna evitare l’errore di attardarsi a rimpiangere ciò che in passato non è stato per concentrarsi a costruire con determinazione e, dopo secoli, con tempestiva lungimiranza il nuovo che il mondo globalizzato dei desideri cerca.

In una battuta bisogna puntare a fare della Sicilia e di Palermo ciò che era all’origine per i naviganti fenici e greci: la terra del sole e della luce, cioè del benvivere e dell’armonia della natura e della cultura; la terra che punta ad essere il luogo dei prodotti alimentari di qualità assoluta, dell’artigianato artistico, della moda creativa, delle produzioni ludiche, del turismo relazionale, della salute, della finanza, dell’università e della ricerca, della tecnologie leggere, delle fonti energetiche alternative, della cultura dell’integrazione. Sono queste le declinazioni possibili dell’economia del benvivere e della qualità che bisogna promuovere nella consapevolezza che il nuovo inedito bisogno di felicità dell’umanità trova fondamento, finalmente, nella avvertita esperienza esistenziale che la felicità non è il portato meccanicistico della mera soddisfazione dei bisogni, anzi che in futuro la felicità si gioca su un nuovo inedito duplice scambio virtuoso: meno prodotti più relazioni; meno ricchezza più sicurezza fondata su una maggiore equità.

 

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